Oggi me ne sono andata a zonzo con la bici in una Milano non ancora deserta ma sulla buona strada. Ai primi caldi schizzano tutti via in preda alla mania-da-week-end-fuori e io godo nel silenzio dei pochi che restano.
Considerata la temperatura esterna, l'orario che ho scelto non era di sicuro fra i più felici (13h45) ma oggi a Milano soffia un piacevole venticello, cosa totalmente atipica per la città che non respira mai.
Sono quindi uscita con la testa piena di pensieri, tutti rivolti a New York, all'estate che vorrei passare lì a sudare, a fare shopping, a divertirmi ma anche a studiare per poter sperare in un futuro lontano da qui. Di pedalata in pedalata ho quindi cercato ogni angolo di NYC possibile a Milano e grossomodo qualcosa è venuto fuori.
Ho iniziato con qualcosa di facile: le catene di vestiti americane del centro. Sono stata da GAP e vedere la commessa asiatica che mi saluta gentile già mi ha fatto sentire meglio. Poi sono andata da Banana Republic dove ho provato circa 10 paia di scarpe con una commessa che pur non essendo americana è stata *gentilissima* e vedendomi in preda all'indecisione più atroce mi ha messo "on hold" 2 paia di scarpe, vale a dire che ho tempo fino a domani alla chiusura per scegliere se comprarle o no. Geniale e meravigliosamente gentile mi ha persino fatto saltare la fila strizzandomi l'occhio per farmi compilare il modulo richiesto. L'ho amata tanto che la ricompenserò comprando tutte le scarpe e superando ogni mio dubbio che a questo punto passa in secondo piano.
Visto che il pomeriggio era lungo e oggi di lavorare non se ne parla, ho tirato dritto fino a Abercrombie dove la solita nuvola di profumo ai feromoni mi ha indicato la via. Anche lì, fra Cher a palla che usciva dalle casse e il buio più buio che non ti permette di vedere un tubo, c'erano le meravigliose ragazze americane dai capelli biondo platino che ballavano in cima alle scale (sempre meglio che andare in fabbrica) e che con un sorrido che sembrava di vera simpatia ti dicevano qualcosa che le mie orecchie bacate non mi hanno permesso di sentire ma che leggendo il labiale doveva essere un americanissimo e cordialissimo "Hi, how you doing?". Belle e gentili, ho amato anche loro, quasi quanto quel figo nudo all'ingresso che sta tutto il giorno a fare foto con le ragazze allupate che entrano.
A quel punto entrare da Zara, Tezenis e H&M poteva solo smorzare la poesia e poi non erano a tema, quindi dopo esserci passata velocemente davanti ho tirato dritto verso casa a passo di lumaca con la mia biciclettina nera e il sole a picco sulla testa. Fra un contromano e un marciapiede (sì, uccidetemi se volete, ma la città era davvero vuota) sono passata davanti ai Giardini della Guastalla e dopo aver fatto un giretto in bici anche lì mi sono fermata per una mezz'oretta, purtroppo senza libro. Guastalla come Central Park? Beh sì, con un po' d'immaginazione e non contando che il parco finisce esattamente dove l'occhio ha visuale, perché no.
Per completare la mia simulazione di New York a Milano mi sono rimessa in moto per fare un'ultima sosta al negozietto bio vicino casa e comprare dei fagioli Azuki e dei piccoli fagioli neri, come ha consigliato la mia idola Gillian McKeith con tutta la sua stupenda inglesitudine.
Sono soddisfatta? Per essere a Milano certo che sì ma non avrebbe più senso se fossi a New York? Ci penso e do un'altra occhiata il programma di studio di quest'estate (a me in vacanza studio in UK a 16 anni non mi ci hanno mai mandato e ora mi tocca ripiegare in età adulta e di tasca mia), il come e quando andare, il dove dormire, il quanto spendere, il se andare, ma dentro di me la sola idea mi emoziona da morire e mi fa sperare, su una base totalmente inesistente, che nel mio futuro potrebbe esserci un trasferimento nella grande mela. Ho preso forse un colpo di sole? Temo purtroppo di sì.
1 commento:
Ciao, potrei avere l'email del webmaster per favore?Mi puoi contattare a kikaseo@gmail.com
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