sabato 12 novembre 2011

Nuova casa, nuova vita?






Quanto tempo è passato dall'ultimo post? Un secolo. Nel frattempo non è che sia andata in coma o chissà che. Non è successo niente di sconvolgente a parte l'aver cambiato lavoro (o lavori?), casa, convivenza, quartiere, gatti e poco altro.

Mi ritrovo nei miei nuovi panni di fidanzata ufficiale con tanto di convivenza ufficiale, doppio nome sul campanello e vicini che mi chiedono dove sia mio marito e che bei bambini che abbiamo. E vaglielo a spiegare che quello in realtà è il marito di un'altra e che i figli non sono miei. Meglio andare per step, vorrei farmi accettare dai miei 100 condomini (e il numero non è sparato a caso) e evitare altre guerre all'ultimo sangue come quelle che ci siamo dovuti sparare sotto trasloco (pretendevano che mi portassi ogni singolo scatolone a piedi per 4 piani e che non usassi l'ascensore).



Beh insomma, la casa è bella, è una mansarda spaziosa e luminosa e c'è pure il caminetto e un mini terrazzo, ah! 4 giorni a settimana potrei pattinare da una parte all'altra (nella vita tutto è relativo, se sei abituato a 70 mq in 2 o 40 da sola, magicamente ogni altra casa sembra una reggia), poi nei week-end pari e in altri giorni stabiliti dal tribunale mi metto i tappi nelle orecchie, freno i miei istinti omidici e cerco di diventare una di quelle persone che quando c'è un bambino in casa hanno sempre il sorriso sulle labbra e fischiettano tipo Cenerentola con gli uccellini che annodano nastrini colorati in giro per la stanza.

Io - non è un gran segreto - della compagnia degli under 30, qualunque essi siano, faccio volentieri a meno ma che ci posso fare? Erano nel pacchetto e forse sento di potercela fare.

Sono qui da troppo poco per poter elencare pregi e difetti della convivenza "di coppia", so solo che questa casa è talmente silenziosa che mi inebria. Non vorrei uscire mai, e di fatto faccio il possibile perché sia così.

Apro qui una parentesi sul mondo del lavoro. Ma come mai se in Italia uno sceglie di voler lavorare da casa perché è pazzo, sociopatico, atipico o semplicemente perché vuole concentrare il suo tempo e ottimizzarlo senza pause caffè, chiacchiere da scrivania a scrivania, riunioni a tutte le ore per non dire una mazza, perché dicevo deve faticare così tanto per avere un lavoro degno di questo nome?

Come se lavorare da casa fosse sinonimo di incompetenza. Mai - giuro - lo capirò.
E poi perché se uno lavora da casa è automaticamente il factotum di amici e parenti? "Ah senti, domani alle 10.00 fino alle 12.00 viene l'imbianchino e poi i muratori, tanto ci sei tu a spiegargli cosa fare e a seguirli, vero?" oppure "Devo ricevere 3 pacchi non so bene che giorno, ma li mando da te vero? Tanto anche se devi scendere a prenderli che ti costa?" oppure "Non è che potesti passare in posta a ritirarmi questa raccomandata? Sai io sono al lavoro.." oppure "I bambini escono prima oggi, puoi fargli tu compagnia a casa?". Anzi, ora che ci penso la maggior parte delle volte non sono nemmeno domande: semplicemente chi vive con me da per scontato che sia io a fare tutte queste cose.

Non mi è ben chiaro perché nella testa della gente sapere che il tuo culo è seduto sulla sedia di casa invece che su quella dell'ufficio sia come dire che sei sdraiato in piscina con un cocktail in mano. Se rinuncio ai contributi, al TFR, alla mutua, alla cassa integrazione, alla 13esima, alla 14esima, al tempo indeterminato e a tutti i caspita di benefits che un lavoro tipicamente da ufficio può dare perché devo anche diventare la tua colf/fattorino/capocantiere/cuoca/factotum e soprattutto farlo gratis mentre tu aspetti la pensione e io cerco di concentrarmi sul lavoro per il quale sono realmente pagata e che ho trovato con fatica?

Non ce l'ho con il povero MM (che detto fra noi spesso è anche un santo) né con nessuno in particolare, ma è così, non c'è niente da fare, è radicato nella mente di tutti coloro che nella vita hanno sempre avuto una vita d'ufficio: se non sei ingabbiato in un open space anche tu senza ombra di dubbio vuol dire che nella vita non fai niente. Ma secondo queste persone io i soldi dove li trovo? Li rubo?

Parentesi chiusa.



Insomma oggi è sabato e domani non mi verrà l'angoscia per il lunedì. Me ne starò qui in una casa con le travi sul soffitto, il parquet, un gatto coccolone che chiede a gran voce l'acqua "on the rocks" e una cucina spaziosissima che mi farà diventare presto obesa ma felice. Certo, la sister e m&M mi mancano ma lei fra poco verrà a vivere a 100 metri quindi ci vedremo spessissimo e per le pelosine spero di andare presto a Genova a controllare il loro girovita e vedere chi fra le tre (Mini, Maxi ed io) vincerà il costumino da sumotra 2011/2012. 

sabato 21 maggio 2011

Ho voglia di New York




Oggi me ne sono andata a zonzo con la bici in una Milano non ancora deserta ma sulla buona strada. Ai primi caldi schizzano tutti via in preda alla mania-da-week-end-fuori e io godo nel silenzio dei pochi che restano.

Considerata la temperatura esterna, l'orario che ho scelto non era di sicuro fra i più felici (13h45) ma oggi a Milano soffia un piacevole venticello, cosa totalmente atipica per la città che non respira mai.

Sono quindi uscita con la testa piena di pensieri, tutti rivolti a New York, all'estate che vorrei passare lì a sudare, a fare shopping, a divertirmi ma anche a studiare per poter sperare in un futuro lontano da qui. Di pedalata in pedalata ho quindi cercato ogni angolo di NYC possibile a Milano e grossomodo qualcosa è venuto fuori.

Ho iniziato con qualcosa di facile: le catene di vestiti americane del centro. Sono stata da GAP e vedere la commessa asiatica che mi saluta gentile già mi ha fatto sentire meglio. Poi sono andata da Banana Republic dove ho provato circa 10 paia di scarpe con una commessa che pur non essendo americana è stata *gentilissima* e vedendomi in preda all'indecisione più atroce mi ha messo "on hold" 2 paia di scarpe, vale a dire che ho tempo fino a domani alla chiusura per scegliere se comprarle o no. Geniale e meravigliosamente gentile mi ha persino fatto saltare la fila strizzandomi l'occhio per farmi compilare il modulo richiesto. L'ho amata tanto che la ricompenserò comprando tutte le scarpe e superando ogni mio dubbio che a questo punto passa in secondo piano.
Visto che il pomeriggio era lungo e oggi di lavorare non se ne parla, ho tirato dritto fino a Abercrombie dove la solita nuvola di profumo ai feromoni mi ha indicato la via. Anche lì, fra Cher a palla che usciva dalle casse e il buio più buio che non ti permette di vedere un tubo, c'erano le meravigliose ragazze americane dai capelli biondo platino che ballavano in cima alle scale (sempre meglio che andare in fabbrica) e che con un sorrido che sembrava di vera simpatia ti dicevano qualcosa che le mie orecchie bacate non mi hanno permesso di sentire ma che leggendo il labiale doveva essere un americanissimo e cordialissimo "Hi, how you doing?". Belle e gentili, ho amato anche loro, quasi quanto quel figo nudo all'ingresso che sta tutto il giorno a fare foto con le ragazze allupate che entrano.

A quel punto entrare da Zara, Tezenis e H&M poteva solo smorzare la poesia e poi non erano a tema, quindi dopo esserci passata velocemente davanti ho tirato dritto verso casa a passo di lumaca con la mia biciclettina nera e il sole a picco sulla testa. Fra un contromano e un marciapiede (sì, uccidetemi se volete, ma la città era davvero vuota) sono passata davanti ai Giardini della Guastalla e dopo aver fatto un giretto in bici anche lì mi sono fermata per una mezz'oretta, purtroppo senza libro. Guastalla come Central Park? Beh sì, con un po' d'immaginazione e non contando che il parco finisce esattamente dove l'occhio ha visuale, perché no.

Per completare la mia simulazione di New York a Milano mi sono rimessa in moto per fare un'ultima sosta al negozietto bio vicino casa e comprare dei fagioli Azuki e dei piccoli fagioli neri, come ha consigliato la mia idola Gillian McKeith con tutta la sua stupenda inglesitudine.

Sono soddisfatta? Per essere a Milano certo che sì ma non avrebbe più senso se fossi a New York? Ci penso e do un'altra occhiata il programma di studio di quest'estate (a me in vacanza studio in UK a 16 anni non mi ci hanno mai mandato e ora mi tocca ripiegare in età adulta e di tasca mia), il come e quando andare, il dove dormire, il quanto spendere, il se andare, ma dentro di me la sola idea mi emoziona da morire e mi fa sperare, su una base totalmente inesistente, che nel mio futuro potrebbe esserci un trasferimento nella grande mela. Ho preso forse un colpo di sole? Temo purtroppo di sì.

venerdì 8 aprile 2011

Dalla baguette alla crêpe




Eccomi qui appena tornata da una veloce (ma nemmeno tanto) fuga in Francia per ricordarmi che il mondo è un posto migliore di quello che vedo dalla finestra dell'ufficio. Solito giretto nella splendida Bretagna ma questa volta con sosta a Parigi dove siamo anche stati baciati da un bellissimo sole.

L'appartamento di Airbnb era come al solito meraviglioso e seppur molto più piccolo di casa mia è inevitabile per me ogni volta chiedermi perché io debba vivere (NB per scelta, non per nascita) in una città che ha casa tanto brutte e che non offre quasi nulla. Ma il bello di viaggiare è anche questo, ossia notare le differenze e rosicare come scimmie perché tanto in vacanza tutto sembra più bello. E infatti ecco che Parigi mi ha risposto a tono riportandomi alla realtà e con un colpo di magia che ancora non mi spiego mi ha fatto sparire l'iPhone.

La cosa ridicola è che ormai sono quasi convinta che nessuno me l'abbia rubato ma bensì che me lo sia semplicemente perso da qualche parte mentre ero intenta a passeggiare fra il 10imo e l'11esimo arrondissement. Nessuna chiamata effettuata dal mio telefono da estranei e quando mi sono chiamata suonava libero... Ma io, non chiedetemi perché, non avevo più installato "Find my iPhone" e quindi non saprò mai che fine abbia fatto il mio (che poi era di MM) amato iPhone.

Insieme a lui sono ovviamente sparite tutte le applicazioni che avevo installato e che mi sarebbero state utili durante il mio viaggio. Oltre a tutti i social network, alle mappe del Metro di Parigi, a Tips and Trip con le tip nei dintorni, è sparita anche l'ultima che avevo installato, ossia la Samsonite Travel Miles che oltre a regalarmi premi e badge a seconda della distanza percorsa mi tornava anche utile per sapere quante crêpes avrei potuto mettere nella mia valigia al ritorno per rientrare nei severi limiti di Easy Jet ;)

Pazienza, la vita offline è durissima ma quando si pasteggia a fois gras e si cena con un buon bicchiere di rosso e steak-frites non ci si fa più tanto caso (anche se avrei voluto mettere tutto si Instagram, dirlo su Twitter e rispondere ai commenti dei miei amici su Facebook).

Ma soprattutto a farmi passare ogni tipo di paturnia tecnologica è arrivata lei: Valda.

Non ho nemmeno fatto in tempo a poggiare la mia valigina nuova che quel fantastico essere peloso dai capelli lunghi mi ha riempito di lecchini, saltini di gioia e abbai di felicità. LA AMO.

Valda, Aribot (l'altro cane amorevole), MM, Auguste ed io ce ne siamo andati a spasso su e giù per le dune bretoni, abbiamo corso sulla spiaggia (più i cani a dirla tutta), ci siamo sdraiati al sole, abbiamo mangiato come principi dei granchi, crevettes grises, paté breton, formaggi francesi squisiti, crepe e galette, e pieni come otri ma felici come pasque siamo purtroppo ripartiti dopo un paio di giorni.

La domanda finale sul cosa ci sto a fare a Milano questa volta me la risparmio ma solo perché sto già prenotando il mio prossimo viaggetto alla Maddalena fra un paio di settimane. Ah, che dio benedica i voli low cost.

sabato 26 febbraio 2011

Fra la Provenza e la Costa Azzurra in giro per mercatini e partite di Pétanque



Visto il tempo indeciso tendente all'inutile di Milano mi consolo riguardando le foto scattate un paio di week-end fa in Provenza dalla mia splendida Leica.
Bella la macchina fotografica, bello il tempo, belle le cittadine dove siamo andati a zonzo (qui le foto) ma soprattutto fantastici i piatti che ho comprato a un mercatino delle pulci. Anche se sono solo 12 piatti da dessert senza servizio completo, le tazze sono solo 2 e senza piattino e la lattiera non so bene quando la userò, li trovo meravigliosi con le loto foglioline rosa dipinte una ad una da qualche paziente inglese.


Anziché fare l'ennesima sessione di shopping d'abbigliamento MM ed io ci siamo dedicati al "se avessi una casa vorrei assolutamente avere..." e ecco cosa abbiamo accumulato:
  • un quasi servizio di piatti di cui sopra, ma sicuramente très chic (e poi chi se ne importa se è incompleto, no?)
  • una pancia di barca in legno di circa un metro che pesa circa un quintale
  • una bottiglia di vetro che sembrerebbe di bacarat ma non lo è, con anche il tappo
  • un bel piattone da portata grosso dipinto a mano
  • una sediolina da barca pieghevole tutta sbilenca ma che ci ha rapito
  • tre locandine stupende anni 30-50-70
  • ho dovuto invece rinunciare a una splendida poltroncina Tonnet perché non ci stava in macchina
Spese pazze? Per niente, la maggior parte delle cose sono state comprate a 5 euro, le più care a 30 (ossia il meraviglioso servizio di piatti(ni)).


Quello che avrei voluto riportare a casa erano delle bocce da Pétanque ma mi sono consolata andando a St Paul, dove è lo sport più praticato con tanto di scultura sulla piazza di gioco (qui sopra).

C'era mimosa ovunque, si stava un gran bene il che mi fa tornare nuovamente sulla domanda ancestrale: ma perché io vivo a Milano?

giovedì 27 gennaio 2011

Stronca anche tu i wannabe per un mondo migliore




Premettendo che io non combino probabilmente niente di buono e che vorrei tanto fare un lavoro socialmente utile invece mi ritrovo ad animare social network e affini, oggi ce l'ho un po' con chi si fa le seghe a vicenda.

L'ho detto poco fa in un update ma ci terrei a spiegare meglio il mio rigurgito di odio mattutino.

Non si tratta di avere poca stima o ancor peggio di rosicare davanti al grande sforzo di energie di chi molto più di me e sicuramente meglio di me riesce nell'impresa di costruire qualcosa di bello e di importante (anche se alla fine tutto è relativo). Anzi, per queste persone provo grande stima e ammirazione ma alla fine a mandarmi di traverso il loro e mio entusiasmo è l'eco dell'entourage.

C'è chi spara un LIKE su Facebook perché ci crede (e niente da ridire, anzi) e poi tutta una coda di persone che sparano LIKE perché uno che secondo loro è figo ha sparato un LIKE precedentemente. Ecco, in quel preciso istante io mi inibisco e sputo veleno come una vipera.

Ecco allora che inizio a pensare anche che fra le celeb del web/tv/radio o quel che vi pare va bene strizzarsi l'occhio fra amici/colleghi, ma non facciamoci eccessivamente le seghe, dai. Questo però è un pensiero che deriva dal fastidio generato dai wannabe ed è tipico del mio cervello mandare tutto a puttane per un puntino.

Ho un carattere di merda e se a una cena c'è una persona che mi sta sulle palle non sono di quelle persone che pensano "chissene, la ignoro e mi godo la serata con gli altri". No, io non ci vado perché sono intollerante e probabilmente anche intollerabile spesso e volentieri. Insomma, campo male probabilmente, però dirlo penso che potrebbe essere terapeutico e magari un giorno mi sveglio rilassata e leggera anche io.

Stamattina ero fischiettante e ovviamente lo sono ancora. Mi basta guardare dalla finestra la nebbiolina per rallegrarmi sapendo che l'inverno durerà ancora un po', però quando giro su Facebook e guardo i wannabe non posso che avere un fugace pensiero che attraversa la mente e che mi dice "ma perché non attivi il cervello e pensi davvero ciò che ti piace? Sai mai che così anche tu un giorno non avrai una pletora di seguaci leccaculo".

Insomma, fanculo a me ma anche fanculo a loro.
Scurrilmente vostra.