sabato 26 aprile 2008

La Wii Fit funziona




Mi sono svegliata con un grande male agli addominali. Mentre riprendo conoscenza penso: ma che ho fatto? E poi ricordo la giornata di ieri passata TUTTA sulla pedana della Wii Fit con mia sorella e Magno. Abbiamo fatto tutte le discipline: yoga, step, salto con gli scii, squat, addominali, esercizi di equilibrismo, calcetto. Sono anche stata beccata dalla signora delle pulizie comparsa quando non ce lo aspettavamo, mentre schivavo palloni con i capelli di cartone e l'ascella quasi pezzata in tenuta ginnica estiva.
Signori, è con grande soddisfazione che posso dichiarare che la Wii Fit (o Mario Fit come la chiamani fi Magnini) FUNZIONA!

Corro sulla bilancia e vedo che sono cmq ingrassata di 0,5 Kg... Mmmh! Forse ho messo su massa? Mi sa che è + probabile che sia la pizza di Nassar di ieri a pranzo (senza contare l'ottima pasta che ha fatto mia sorella leccese). Ho un pò paura a risalire sulla severa pedana Wii Fit. So che mi dirà che sono ingrassata.. Beh, vadoa fare una corsetta con Valda e poi ci provo. Speriamo che sia clemente...

U23D



Spesso Fili e gli Mtv boys mi invitano ai concerti che organizza Mtv, per l'appunto, ai quali loro si imbucano come vips e di conseguenza anche io.
Qualche mese fa eravamo andati a vedere i REM. Concerto bellissimo - pieno di teste bianche - dove ho finalmente potuto provare l'emozione di cantare tutta Loosing My Religion che mi ricorda tanto la mia estate del quarto ginnasio passata tutta a Roma in quanto puntia per essere stata rimandata in latino. Beh cmq, Michael Stipe dal vivo non lo avevo mai visto e devo dire che è davvero bravissimo.

Un paio di giorni fa invece la proposta che mi fanno è particolare e subito mi incuriosisce. Vieni a vedere un film-docu sugli U2 in 3D? - mi dicono - Mtv fa un concorso e abbiamo alcuni tkt in più. Come si fa a dire di no? Io Bono Vox lo odio, degli U2 mi piace solo Sunday Bloody Sunday, e ricordo che quando sono venuti in concerto a Milano pur avendo un biglietto gratis (sempre Fili, sì) avevo preferito stare a casa a guardare Maria Dé Filippi (vuoi mettere l'emozione?? hehe).

Insomma, rispondo con un entusiastico SI! E mi passano a prendere dopo una mia giornatina al lavoro a dir poco infernale (strano?).
Fili, Mauro e Valentina passano in quel di Sesto a racattarmi. Io ho le occhiaie viola, Mauro si addormenta strada facendo, Filippo ha più barba di un porcospino, e Valentina ridacchia.
Dopo un aperitivo a base di fritti freddi che non hanno per niente aiutato la mia gastrite nervosa, entriamo finalmente in sala con in tasca i 4 tkt omaggio per il circuito di cinema che accoglie l'iniziativa. Figata.

Non resistiamo alla tentazione di farci un pò di foto con gli occhiali 3D - che cmq non sono + quelli di una volta di cartone con una lente rossa e una verde eh... Molto + trendy, in stile mod, con la lente un pò scura sul grigio - fino a quando finalmente inizia il film-concerto.

Oddio, vedermi apparire Bono a 5 cmq che ammicca mi fa un certo effetto - di ribrezzo - e quando tirano l'acqua sul pubblico ridacchiamo perché sembra davvero che la stiano tirando a noi. I primi 10-15 minuti quindi siamo tutti un pò sotto shock. Dopo 20 iniziamo a scivolare sulle poltrone. A 1 ora ci inizia ad andare insieme la vista, e ho qualche problema a mettere a fuoco. Vedo con l'angolo dell'occhio - che probabilmente voleva sfuggire all'ennesima visione dei mistici U2 in preghiera sul palco a 10 cm da noi - Valentina che si agita come a un concerto vero. Alza le braccia e canta a squarciagola. Sospetto che si sia dimenticata di avere gli occhiali addosso e che pensi di stare davvero sul palco con loro.

Dopo 80 minuti il film finalmente finisce. Ci guardiamo e ho paura di avere gli occhi come Carletto, il camaleonte dei Sofficini Findus. Siamo distrutti. Rotoliamo fino alla macchina e quando incontriamo un amico che ci chiede com'è stato il film? Rispondiamo solo: 3D.

giovedì 17 aprile 2008

Mando SMS a tutto spiano, anche da BeeMood



Figata delle figate. Forse non tutti sanno che sono una campioncina di velocità in invio SMS. Ecco, sì, mi rendo conto che non sia esattamente un primato che tutti riconosceranno come prestigioso, ma chissene.
Odio parlare al telefono e non rispondo mai alle chiamate da numero sconosciuto. Il telefono di casa ce l'ho solo perché ho messo Fastweb e il mio numero ce l'ha solo Filippo e mio padre (che comunque sia ha capito che non rispondo mai e mi skypa).

Gli SMS, dicevo, mi danno gran gioia. E indovina un pò chi è che ha attivato la funzione di invio messaggi dal cellulare? BeeMood! :-D
La notizia non è ancora ufficiale, ma non posso resistere alla tentazione di scriverlo, essendo io la beta tester personale di daf (colui che ha sviluppato questo piccolo capolavoro). Olé!!!

Il costo degli sms è quello del piano tariffario. Per ora il servizio è attivo in esclusiva con 3 ma a breve sarà disponibile anche per gli altri operatori.

Ovviamente non mi sono fatta trovare impreparata e ho un cellulare H3G nella tasca destra e uno Vodafone nella sinistra. Mi sento la calamity Jane del mobile. Sparo SMS a raffica. Non risparmio nessuno. Ping! Ping!

E ciliegina sulla torta ho attivato anche la funzione che mi permette di seguire gli aggiornamenti dei miei amici su BeeMood e riceverli sul cellulare. Vibro tutta, insieme al mio Nokia. ;-)

martedì 15 aprile 2008

I fo**uti stivali di mia sorella



Tutte le mattine mia sorella si sveglia prima di me. A seconda dei turni con Valda the dog, si alza più o meno tardi.

La cosa che mi chiedo è: quante volte una persona può fare avanti/indietro dalla camera da letto al bagno/cucina in poco più di mezz'ora? Ma soprattutto, può questa persona indossare delle scarpe da casa anziché gli stivali con tacco di legno ogni santo giorno?

La mia mattinata inizia così: sento la sua sveglia, la sento alzarsi, passare davanti alla mia camenra e andare in bagno, per fortuna ancora scalza. Tempo 10 minuti inizia l'avantindré.
E avanti e indietro e avanti e indietro e avanti e indietro. Cerco di ignorarlo ma non posso, ho la porta aperta per far passare cani e gatti. E allora clap clap clap clap. Ogni tanto deve rendersene conto - forse anche perché per pietà le ho chiesto se può evitare di vestirsi da generale nazista e mettere lo stivalen solo al momento di uscire - se ne deve rendere conto, dicevo, e allora qualche volta quando cammina davanti alla mia porta fa circa 2 passi piano e poi di nuovo clap clap clap clap.

Soluzione 1: richiederle di mettere le pantofole fino quando è in casa.
> Tentativo fallito. Il soggetto in questione ha inventato scuse del tipo "le metto solo quando torno dal giro con Valda" (FALSO).

Soluzione 2: segarle i tacchi degli stivali, o fare uno strato di silicone
> Rischio di rappresaglie pesantissime. E' uno scorpione e non dimentica mai. Così come non dimenticherà mai questo post.

Soluzione 3: svegliarmi per una settimana di fila alle 6h30 e riservarle lo stesso trattamento mettendo i tacchi più rumorosi che ho.
> La sua camera non è di passaggio come la mia, non si renderebbe comunque conto. E poi non dimentichiamo che quando dorme non la svegliano nemmeno le bombe.

Soluzione 4: comprarmi dei tappi per le orecchie.
> Eh sì ma poi la mia sveglia come la sento? Devo dormire con il cellulare con la vibrazione in tasca??

Soluzione 5: sperare che questo post abbia quanche effetto, altrimenti sopportare.

lunedì 14 aprile 2008

Mio dio



Incredibile, ma vero, come un incubo. E poi mi chiedo ancora come sia possibile che piova ad aprile senza sosta...

lunedì 7 aprile 2008

LIBERA!!!!



Non so se il mio blog sia stato letto nel week-end, o se semplicemente anche il nostro resp si sia reso conto che non era umano recluderci nella celletta, ma stamattina è entrato nella 2mX2m e ha declamato "siete libere di lavorare dalla vostra postazione".

I volti si sono illuminati, mi è sembrato di vedere gli occhi di qualcuno brillare un pò umidi e mentre non mi trattenevo dal dire oddio grazie, una di noi - sicuramente affetta da Sindrome di Stoccolma - ha anche avuto il coraggio di lamentarsi e manifestare la sua intenzione di restare nel bunker.

La follia, questa nostra amica.

Io personalmente mi sento di dire solo yuppieyuppieyeah. :-)

Il piacere di dormire



Nei periodi in cui non sono insonne mi sembra una cattiveria costringermi ad alzarmi la mattina. Inerrompo i miei sogni - mio pane quotidiano - per catapultarmi nella realtà. L'idea di prendere il motorino e fare tutta quella strada mi fa spegnere la sveglia e dire "ancora 5 minuti..." per poi fare tutto di corsa e non avere mai il tempo di fare colazione. Mai.

YAAAAWWWWN! Io ho sonno. Domenica ho dormito circa 12 ore, anche se non di fila. Vorrà pur dire qualcosa no? Ho degli arretrati? Sono stanca? Depressa? Stipsi? Secchezza delle fauci? Non lo so, so solo che DEVO e VOGLIO dormire (se possibile galleggiando in quella vasca calda stupenda all'aperto).

Vabbè, ora mi alzo davvero.. la micro stanzetta mi aspetta... argh!

domenica 6 aprile 2008

Vai al lavoro? No, in reclusione



E' passata la prima settimana di reclusione. Ultimamente al lavoro ci stiamo concentrando tutti su un prodotto specifico, per fare in modo di capire quale siano blocchi che non lo fanno avanzare spedito e una volta individuati, andare avanti in modo spedito. Si chiama "settimana del Kaizen" (con la N finale). Ironia a parte, il Kaizen (改善) prende il nome da KAI (cambiamento) e ZEN (meglio), ed è una metodologia di lavoro inventata dalla Toyota.

In pratica nelle prime due settimane si individuano i Muda (blocchi), nella terza (la settimana del kaizen) si lavora per migliorare in modo spedito il progetto, nella quarta ed ultima si tirano le somme per vedere quali obiettivi sono stati raggiunti, e cosa lo impediva precedentemente.

Durante la settimana/mese del kaizen si dovrebbe lavorare tutti in armonia, essere tutti concordi e liberi di esprimere il proprio punto di vista, e stare in un ambiente rilassante e piacevole dove nessuno viene per nessuna ragione complevolizzato per gli errori precedenti.
L'energia viene dal basso - questo dice la filosofia del kaizen - e non dal management, che servirà invece come guida per mettere la forza operativa nelle migliori condizioni per lavorare al meglio e arrivare ai risultati desiderati con grinta e passione.

Bene, quando ci viene proposto (era già deciso in effetti) reagisco con entusiasmo. Mi sembra una bella cosa, utile, divertente e efficace. Il primo giorno ci chiudiamo in 4 in una stanza di 2 mq. Il clima torna finalmente ad essere abbastanza disteso per la prima volta da settimane, e sono piacevolmente soddisfatta, tanto che mi chiedo perché non si sia fatto prima e perché non portarlo avanti anche successivamente, ecco, magari non nella stanzetta angusta senza finestre.

Passiamo la giornata del kaizen (iniziata alle 14) nella stanzina ad attaccare proiezioni sui muri con lo scotch di carta, e tante altre cose interessanti prodotte nei giorni precedenti. Vedere il tuo lavoro sul muro fa sempre un bel effetto.

Il giorno II il nostro responsabile attacca sulla porta della stanza un disegno di un elmetto militare con scritto sotto "war zone" che mi lascia un pò perplessa perché penso che poco c'entri con la filosofia di base, ma mi faccio una risata pensando che sia ironico. Entriamo nella stanza con una nuova persona al suo primo giorno di lavoro, e notiamo che gran parte dei fogli attaccati il giorno prima sono sul pavimento, con lo scotch che svolazza. Beh, li riattacchiamo e siamo pronti a concentrarci con determinazione e entusiasmo.
Tempo 10 minuti e il clima torna quello di sempre, di sano e trasparente nervosismo. Le miei idee di ricostruzione e di collaborazione fatta con il sorriso svaniscono, e mentre si allontanano iniziano i primi cenni di cedimento. Alle 19h30, dopo diverse ore senza contatti esterni - e quando dico assenza intendo NO persone diverse da noi, NO skype, NO messenger, NO gtalk, anche se servono per parlare di lavoro - la tensione altissima, l'assenza di luce diretta, e lo stare stipati in pochi metri ci guardiamo e siamo tutte occhiuaiute, con il mal di testa, e i capelli sconvolti. Dopo un pò ce ne andiamo a casa dove ognuna di noi crolla senza riuscire a proferire parola.

Il giorno III arriviamo tutte nella saletta - ribattezzata il bunker - ma manca il nostro responsabile. Dopo poco avverte una di noi che non sarebbe venuto, causa incidente di persona cara. Poiché conosco la persona interessata direttamente, mi dispiaccio ma una volta capito che è stato solo un piccolo trauma, torno al mio lavoro giapponese.
Mi sento sempre di più come Aldo Moro e anziché stringere fra le mani "la Repubblica" fanno fede le pubblicazioni sul prodotto che sono (in parte ancora) attaccate alle mie spalle. Inviamo segnali con scritto "chi vuoi salvare dal bunker?" a chi ci vede da fuori sperando nel miracolo.
A pranzo ci rendiamo conto di avere la risata isterica. Non riusciamo a formulare una frase normale senza scoppiare in lacrime dalle risate. Abbiamo le gambe molli, lo sguardo perso, le spalle curve.
Alle 20h45 finalmente me ne vado a casa con il solito mal di testa, che cresce esponenzialmente.
La notte dello stesso giorno mi sento malissimo. Vomito - ecco, sì, i dettagli - e emicrania, tanto che mi chiedo cosa sia conseguenza di cosa. Titubo un pò, ma alla fine decido di non andare al lavoro perché davvero non sto affatto bene.

Il giorno IV quindi lo salto e faccio solo un pò di cose da casa.

Il giorno V una nuova persona si aggiunge al nostro team. Forse perché dovremmo entrare in 6 in uno spazio dove entrano a malapena 4 portatili sul tavolo, forse perché i nostri volti gridano pietà, ma il nostro responsabile decide di lasciarci lavorare nell'open space, con luce, aria, spazio, possibilità di lavorare per conto proprio.
Sento un sospiro di sollievo generale, mi siedo nella mia postazione vicino alla finestra e mentre vedo passare un paio di uccellini là fuori, inizio a lavorare con tutte le mie comodità. La tentazione di scrivere un post su quanto sia bello riacquistare la propria libertà, tornare alla vita è fortissima, ma decido di posticiparlo per concentrarmi sul mio lavoro.
Tirando le somme della prima settimana comunque, mi sento di dire che il kaizen - o forse dovrei chiamarlo il campo kaizen, visto che i ritmi sono più militari che di armonia - porta una discreta sfiga. All'attivo abbiamo: un incidente, quattro persone su quattro affette da emicrania, una stroncata dalla nausea, un occhio nero.

Oggi è domenica, e so che domani non ci sarà nulla che potrà salvarci dalla celletta. Ieri, come se non bastasse sono anche andata al lavoro, ma giuro che entrare nell'ufficio semi vuoto, con tutto quello spazio, quella luce e quel clima disteso, mi è sembrato un miraggio. Ho imparato qualcosa, ridendo e sentendomi libera di fare tutte le domande che volevo. Certo, non nascondo che quando mi sono svegliata e ho visto il cielo AZZURRO con il sole che spaccava le pietre, ho pensato a 1200 cose da fare e nessuna di queste prevedeva un passaggio nella periferia di Milano (anzi, fuori Milano) per vedere alcuni miei colleghi. Ma alla fine sono state 3 ore interessanti, lo ammetto.

Quando ho raccontato la nostra reclusione ai miei nuovi - e vecchi - amici psichiatri conosciuti a una cena, tutti hanno strabuzzato gli occhi e hanno detto un corale NO, VI DOVETE RIBELLARE. Ah! Una rivoluzione cara e vecchia rivoluzione! Il mio sangue francese ribolle e anche io voglio rivendicare il mio diretto al pane, che nel caso specifico si chiama luce. Mariantonietta ti rendi conto di cosa ci stai facendo?
Ma una rivoluzione va fatta tutti insieme, e se c'è una cosa che manca e che mi fa soffrire più di tutto, è proprio la complicità. Sarebbe come cercare di far aprire gli occhi a una caserma.
Ma ora il soldato palla di lardo signore, si concede le ultime 20 ore di libertà signore.
E da domani tornerà il buio anche sul mio blog, dopo questo infinito post. Scusate la logorrea, ma ho bisogno di contatti umani.

Per pietà, salvatemi. ;-)