venerdì 25 maggio 2007

Once upon a time... A Toys Orchestra



Oggi a pranzo mentre tornavo a casa per portare al pascolo Valda la hippy, ho ravanato nella cassetta della posta che in genere mi delizia con bollette e, ultimamente, i 1500 pacchi e pacchetti che mia sorella si fa spedire da ebay, yoox, stocaz, e via dicendo. Vedo in lontananza una busta imbottita gialla e la giro distrattamente già sicura che fosse l'ennesimo uncinetto scelto accuratamente online da mia sorella.. e invece, stupore! - per quanto si possa essere essere stupiti quando si ha domito 4 ore la notte precendente e con 35 gradi fuori - sulla busta c'era il mio nome. L'ho dovuto leggere due volte per essere sicura. Sì perché a casa mia c'è questa mania di chiamare le figlie con nomi similissimi. Io e mia sorella abbiamo nomi poco comuni in italia e che iniziano anche nello stesso modo, ottenendo un effetto ridicolo. Cerco in tutti i modi di non presentarmi mai in pubblico insieme a lei per questo motivo, ma ora il destino ha voluto che dopo 10 anni ci trovassimo a vivere nella stessa città, stesso palazzo, stesso appartamento, e quasi stessa stanza. Chissà se è capitato lo stesso anche alle mie due cugine Camilla e Carlotta. Anche loro vittime, nei nomi, di genitori burloni.
Comunque, tornando al pacco, lo porto su insieme alla notifica del Comune di Milano sulla scadenza della mia carta d'identità - che palle - e lo apro. Dentro c'era l'ultimo cd dei A Toys Orchestra, Technicolor Dreams. A dirla tutta non li avevo mai sentiti prima quindi apro meglio il contenuto della busta e leggo tutte le critiche positive - ovviamnete quelle negative non te le mandano in rassegna stampa - del Rolling Stones, Rockol, ecc. Lo infilo in borsa per ascoltarlo al lavoro e penso: fico però, mi spediscono i cd. Ancora resta un mistero il perché. Sono pubblicista è vero, ma non scrivo più - aimé - da nessuna parte, blog a parte. Vecchi contatti di quando scrivevo di musica e cinema per Max? Chissà, ma in ogni caso ringrazio l'etichetta - Urtovox - e per ricambiare ecco qui la mia recensione dopo aver ascoltato il disco.

Guardo il cd nella sua bella cover di cartoncino illustrato. Lo giro, lo apro, osservo il booklet mentre lo metto su. I pezzi sono 13 e hanno tutti una componente di malinconia mista a una melodia ballabile ma mai banale. A tratti ricordano i Pavement ma hanno anche un nonsoché di burlesque, facendomi immaginare giocolieri e jocker con i cappelli a tre punte e i sonagli che si muovono in una stanza cupa di qualche bambino d'altri tempi, in mezzo a carillon in legno e bambole e orsacchiotti con i vestiti cuciti a mano.
Con il primo pezzo, Invisible, sembra di ascoltare i fratelli Pace e Kazu dei Blonde Redhead, quando ancora non erano famosi e subito mi sento a mio agio. Mrs. Macabrette mi fa rituffare nell'adolescenza, nei giorni passati nella stanza a fissare il soffitto o fuori dalla finestra e pensare e ripensare senza mai concludere una sola frase. Gli Sparklehorse accompagnati da armoniche a bocca e xilofoni vibrano dalle casse ricordandomi solo alla fine che sto ascoltando una band italiana, che ha iniziato a suonare nel 93 - come leggo dalla loro biografia - e che giustamente è stata subito notata dalla scena indie. E' bello e rincuorante sapere ogni tanto che musicalmente l'Italia non è fatta solo da Laura Pausini e Tiziano Ferro - stop! dimentica! - ma c'è qualcuno che non cerca di andare ad Amici per imparare a cantare, tutti uguali, esattamente come si canatava 30 anni fa in Italia. Con i pugni stretti e la faccia sforzata piena di un'espressione finta copiando dai modelli VECCHI E ANDATI sempre loro, sempre gli stessi.
Continuo nell'ascolto e non c'è un pezzo che non mi convinca. Mi astraggo e la mente riprende a vagare. In una parola, direi che è un disco onirico. In genere non mi sbilancio - tranne rare eccezioni come gli Interpol - ma questa volta non posso trattenermi. E' decisamente un bel disco. Se vi capita, ascoltatelo, possibilmente mentre sfrecciate in vespa con il vento in faccia soli con i vostri pensieri.

Nessun commento: