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sabato 20 marzo 2010

Non amare i bambini è un crimine?



A volte mi chiedo che fine abbiano fatto tutti quei miei amici che al liceo dicevano che dio non esiste, leggevano "La morte della famiglia" di David Cooper, studiavano per poter andare in giro per il mondo, smettevano l'università per dedicarsi all'arte e alla fotografia. In realtà alcuni di quegli amici so dove sono ma non li riconosco più: c'è chi si è sposato, chi ha fatto figli, chi dopo aver scritto sui muri "dio è morto" li ha battezzati, chi è diventato ingegnere, ha preso 10 chili e nel week-end invita altri amici con figli e va a letto alle 21h30 dopo aver visto un po' di Grande Fratello.

Adesso, so che quando si ha 16 anni si hanno altri ideali, si sparano un sacco di cazzate, si litiga con il padre che è uno stronzo, e ci si riempe il corpo di tatuaggi. Ma esattamente come l'inchiostro che è rimasto impresso sulla pelle, un briciolo di quello che si diceva e nel quale si credeva non perché lo facevano tutti ma perché era importante anche per noi, un 10% di queste cose sarà pure rimasto attaccato, o no? Se lo chiedo a me non vedo tanta differenza fra la me di quando ero al liceo o all'università e la me di oggi. Forse è grave e probabilmente sono io l'errore, ma come ho sempre detto la coerenza per me è tutto.

Ovvio che adesso faccio cose diverse e che in un certo senso anche io mi sono incanalata con un lavoro (a dire il vero tanti lavori) e una casa da pagare (in affitto), ma in fondo anche quando ero a scuola avevo più o meno le stesse responsabilità. Non pagavo la casa ma mi pagavo da vivere, quindi in proporzione era uguale.

Io non sono una di quelle persone che dicono con un po' di rammarico "A 30 anni mi immaginavo già sposata, con due figli e una casa in campagna". Io, quando riuscivo a non pensare "No Future" come nella migliore tradizione punk, e un momento di ottimismo mi attraversava la mente, mi sono sempre immaginata indipendente e libera, il che in pratica si traduce in da sola o se non altro senza zavorre (leggi figli) al seguito. E poi il cemento della città mi piace.

Ecco, a me in generale i bambini non mi emozionano e non desidero averli attorno. Non mi piacciono gli amici con i bambini che ti invitano alle loro feste di compleanno, non mi piacciono quelli che ti invitano a cena e poi devi stare lì a parlare di pokemon e vedere le madri che si innervosiscono perché i figli fanno i capricci a tavola, non mi piace chi ti dice "lo vuoi tenere in braccio?" (no, grazie, pesa e poi se te lo rompo mi scassi le palle per tutta la vita), non mi piace chi dà per scontato che anche per te andare all'idroscalo nel week-end con tutte le altre famiglie di Milano debba essere uno spasso. Alcuni bambini sono simpatici per un'oretta o due, ma in ogni caso sono l'1% della popolazione bambinesca.

Ora, mi rendo conto che il range di amici che come me tengono duro e non si sono trasformati nella famiglia Bradford è sempre più piccolo. Sono conscia del fatto che è molto più probabile che sia destinata a una vita di solitudine perché alla lunga tutti poi vogliono un figlio o peggio ancora ce l'hanno già e sono divorziati, ma che ci posso fare?

Con la mia lucidità non penso nemmeno che vorrei essere differente. Parlando per assurdo credo che l'unica cosa che potrebbe farmi cambiare idea è incontrare un'altra persona come me, e a questo punto rispondo alla mia precedente domanda ma con sempre un enorme dubbio alle spalle: volete dirmi che tutti, ma dico tutti i miei amici che hanno cambiato stile di vita, hanno fatto un figlio e sono andati a vivere in case iperaffollate programmando le loro vacanze a Disnelyland Paris hanno davvero incontrato l'anima gemella? Ma per favore. Qualcuno può darsi, ma ci scommetto che fra una 10ina di anni se non prima saranno tutti allegramente divorziati a pagare contributi perché davanti a dio hanno giurato di stare insieme nella buona e nella cattiva sorte, lanciandosi piatti, spaccando bicchieri e litigando per chi si porta via quella stessa copia de "La morte della famiglia" dove a 16 anni avevano aggiunto qualche nota a margine.

Io non sono pronta, sarò in ritardo, ritardata, ma non voglio fare delle scelte per pensare esausta un decennio dopo ridatemi ciò che non avevo prima. Meno male che qualche amico come me ce l'ho ancora e chissà se alla lunga cambierò prima io o loro. Nel frattempo ridatemi un cane e lasciatemi andare in giro a fare le passeggiate senza additarmi come se fossi una freak, grazie. Io cercherò di fare lo stesso con voi dietro ai vostri passeggini.

lunedì 6 aprile 2009

I bambini: modalità d'uso



In tutto ciò ho dimenticato di parlare delle recenti scoperte fatte attraverso questi giovani nuovi amici.

Ho scoperto che:
  • ai bambini piacciono le tette. Ma non parlo degli infanti che poppano il latte (per quelli è ovvio) ma di quelli più grandi. Gli piace guardarle e toccarle, ne sono assolutamente incuriositi e secondo me non capiscono perché tu le abbia (poche nel mio caso) e loro no
  • se parli di cose trash come scoregge, cacca, rutti, caccole e simili la risata è assicurata
  • se hai un bracciale, anello, ciondolo un po' strano occhio a dove lo molli: sarà il loro bottino
  • i bambini ascoltano tutto, il che porta a una conseguenza ovvia, ma alla quale non ero tanto abituata: non puoi dire parolacce perché non gliene sfugge una
Mentre tu sei convinto che loro stiano pensando ai fatti loro e in macchina all'interno di un discorso lunghissimo magari di scappa un "merda" o un "fanculo", ecco che da dietro qualcuno dall'alto del proprio seggiolone ti fa notare che hai detto una parolaccia. Il tuo compito a quel punto è uno solo: mentire spudoratamente e spiegargli che hai detto "va col mulo" e non "vaffanculo", "pazzo" e non "cazzo" e via dicendo. Ma lo sforzo maggiore per noi punkrocker un po' sboccati è cercare di formulare intere frasi senza mai dire una parola non a misura di bambino per tutto l'arco della giornata.

venerdì 3 aprile 2009

Una vita da zia




Parto, vado a Roma. Tutti i miei amici hanno deciso di sincronizzare il loro orologio biologico e di procreare, abbracciare la vita e chi per un caso chi per volontà diventare padri e madri consenzienti e raggianti. Bello, no?
Non vedo l'ora di vedere Bianca e Selma (sìììì come la sorella di Patty nei Simpson!) le due gemelle italo-svedesi di Valerio e Anna nate il 31.
Per quello di Alberta - Tommy - dovrò aspettare che nasca, ma la data prevista è il 5, e spero che sia giusta perché non posso né stare 10 giorni a Roma né tornare di continuo visti i prezzi di frecciarossa (bastardi).


Poi sarò ospite da Alexia con i suoi due simpaticissimi (e davvero svegli) figli di 5 e 6 anni (Nicholas e Sophia) ai quali non vedo l'ora di dare i regaletti che ho comprato. Sì, parto come Babbo Natale a Pasqua, con un sacchettone della Città del Sole pieno di doni per nati e nascituri (sempre che non lo dimentichi a casa come da copione).

Insomma, diventare zia, che emozione. L'unico rimpianto è che di fatto tutti questi frugoletti non li vedrò crescere perché io sono a Milano, così com'è stato con quelli di Alexia, anche se devo dire che riscoprirli da "grandi" è stata davvero divertente. Sono educati, sono belli, sono teneri, sono simpatici ma soprattutto sono golosi da morire.

Bene, quindi. Da qui a lunedì ho un calendario fittissimo, roba che SOS Tata mi fa un baffo, e in più devo anche lavorare e riuscire a vedere un paio di amici che stranamente non hanno ancora procreato.

Alla domanda che mi pongono tutti "e tu? quando farai un figlio?" la mia risposta è sempre la stessa ("manco morta!"), ma vediamo dopo questo week-end di bavaglini, sonaglini, passeggini, ruttini e pannolini se cambierò idea, ma di certo ora come ora non c'è alcun elemento nella mia vita che mi faccia pensare che sia il momento adatto.

Onestamente il mio pensiero ricorrente è più quello di avere una cabina armadio che un figlio, ma l'orologio biologico avanza per tutti e chissà che il mio non si sia fermato per sbaglio come quello che ho al polso per bellezza perché non lo carico mai (sarà mica un atto inconscio eh?).

PS: nel frattempo mentre cercavo una foto ho trovato questo blog di infanti fatti con il marzapane. Ma che schifo!!!

mercoledì 16 luglio 2008

Perché le foto dei bambini sono tutte uguali?



Chissà se quando (mai) avrò un figlio anche io non resisterò alla tentazione di fotografarlo con la faccia tutta sporca di minestrina.

Non riesco a quantificare le volte in cui qualcuno mi abbia mostrato orgoglioso la foto del proprio pargoletto/a con la faccia ricoperta da uno strato di sostanza verdognola.
Seconda in classifica c'è la foto del suddetto che fa il bagnetto e infine si difende bene anche la classica con l'infante nudo a gambe aperte sul fasciatoio.

A parte il fatto che preferisco i cani - Valda in particolare - ai bambini, ma io dico, non possono fargli scatti più originali? Ok, la foto nel bagnetto facciamogliela, ma mostriamo altro agli amici, no?
Se avessi un figlio lo fotograferei appeso al lampadario, mentre mangia la pappa del cane, mentre si taglia di nascosto i capelli sicuro di non essere visto, o mentre si picchia ferocemente con la sorellina per aggiudicarsi l'ultima crocchetta di patate. Insomma, foto simpatiche da rivedere anche una volta passato il rincoglionimento mammesco.

E se mi nasce moscio, apatico e lamentoso? Sò ca**i. ;-)