lunedì 2 aprile 2007

Sopravvissuta al cianuro



Oggesummariabenedetta. Sabato inizio uno scambio di msg con il mio amico Gigo degli Impact per raggiungerlo al festival punk a Monza. Non ero certa di riuscire ad andare perché c'era un'altra serata qui a Milano e gran parte della gente (mod e simil mod) andavano lì. Riesco ad agganciare un altro amico e restiamo d'accordo x andare insieme al suo rientro da questo barbecue nel lodigiano.

Verso le 18 ho la brillante idea di andare a fare un aperitivo con alcuni amici alla Pusterla, posto tremendo in realtà - non brutto ma che non ha assolutamente niente di speciale, nessuna musica carina, nessun dettaglio interessante - ma dove non si sa perché ci ritroviamo ad andare spesso in primavera solo perché ha un piccolo giardino all'esterno ed è centrale per tutti.

Comunque, ordino una birra e me la portano calda e sgasata. Era palesemente la fine del fusto. Vabbè non dico niente e me la bevo lo stesso perché siamo tutti allegri e spensierati. Mentre aspetto la seconda, chiedendo espressamente che non fosse come l'altra, mangio UNA tartina di numero (disgustosa, credevo fosse alle zucchine era al CETRIOLO!)... non lo avessi mai fatto!!!!

Lì x lì va tutto bene, Filippo mi riaccompagna a casa, dove vado ad aspettare quell'altro mio amico x raggiungere i punx. Beh, fortunatamente - dico ora - l'amico ha un contrattempo e non andiamo più. Smadonno in aramaico, ma mi metto l'anima in pace. Mando sms a Gigo, anche lui dispiaciuto ma oh, amen.

Alle 3h33 di notte mi sveglio, in preda ai crampi allo stomaco. Penso che sia a causa della fame, anche se è un qualcosa di acido che mi corrode da dentro. Mangio un pezzetto di cracker controvoglia e provo a ridormire. Passo una notte allucinante fino a quando mi sveglio alle 9 per portare Valda a fare pipì, che buonissima aveva aspettato senza dire nulla. Mi alzo e vomito. Sì, è inutile che cerchi modi + eleganti di dirlo, perché è stata una cosa brutale e dolorosa. Tremolante e bianca come Ian Curtis esco quindi a portare il cane.


Vorrei fare il giretto piccolo, perché sento le gambe che si piegano e la pressione che scende, ma la poverina mi guarda implorante e allora allungo un pò. Ed è proprio all'ultimo giardinetto che crollo inesorabilmente. Sì, è successo, mi sono accasciata dietro a un vaso e ho vomitato, due volte, con la città deserta, fortunatamente, poco prima che la processione della domenica delle palme facesse la sua entrata trionfale nel viale. Solo un vecchietto in lontananza mi ha visto, e non avrà potuto fare a meno di pensare "quei barbun drugà so un bel prublema...ariven chi e invaden Milan...quan che ghera lu, l'era minga inscì. A lavurà barbun!"

Ho avuto un momento di incertezza, lo ammetto. Non ero sicura di riuscire a tornare a casa con le mie sole forze, ma non c'era altra possibilità.
Da lì in poi, da che sono riuscita a tornare, è stato un calvario. Per ogni sorso d'acqua c'era un incontro face to face fra me e il water. Mia sorella infermiera - e meno male che c'era lei! - è andata a prendermi una medicina in farmacia, Valda vegliava al mio capezzale facendo i turni con le altre due micie. La febbre saliva e i crampi aumentavano esponenzialmente, fino ad arrivare al cervello secondo me. Mi ha chiamato Filippo e i sintomi erano gli stessi identici. Anche lui fra la vita e la morte, come Mark Renton nella scena della disintossicazione in Trainspotting.

La tortura adesso è finita. Ho superato la notte e posso dire di essere più o meno tornata nel mondo dei vivi. Peso due chili in meno ma sono viva. Le gambe non mi fanno più male e la parte sinistra del corpo ha smesso di formicolare. Lucifero, ci vediamo un'altra volta.

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