Vado a zonzo in bici nelle città, viaggio, faccio foto, mangio, bevo, compro tante cose e passo un'infinità di ore sul web, sul Mac e sull'iPhone. La compagnia degli esseri umani mi sta bene ma a piccole dosi. Se posso scegliere preferisco quella degli animali.
martedì 29 luglio 2008
Berta filava
Domenica sono tornata da una rigenerante vacanza di poco più di una settimana nell'isola della Maddalena con MM. A parte le goccioline di sudore che gli ultimi 4 giorni si sono fatte strada sulla mia fronte, non per il caldo ma per la presenza degli austeri e serissimi genitori di MM, tutto è andato mooooolto bene.
Grandi tuffi dalla barca, cenette nel bellissimo patio della casa, giretti in motorino fino a Caprera mi hanno intrattenuto alla grande, intervallati da lotte clandestine contro la natura selvaggia della Sardegna e in particolare contro la Berta, agguerrito uccelletto che aveva nidificato su un roccione davanti casa e che più volte ha attentato alla mia vita con picchiate kamikaze contro la mia testa. Ma sono ancora viva (e anche lei).
Torno a Milano quindi con un'abbronzatura che non vedevo dal 1984 - spendendo ormai da anni ogni mia vacanza nelle città e raramente al mare, fatta eccezione per quello di Barcellona - i capelli schiariti, le rughe ancora più evidenti dal segno del sole, ma fondamentalmente me ne sbatto perché sono rilassata.
Ieri arrivo in ufficio e malauguratamente cambio postazione per fare spazio a dei presunti consulenti che non si sono mai visti, ma vabbè. Tempo 5 minuti sento lo zifone della morte, l'aria condizionata più incazzata che abbia mai sentito in vita mia, spingere violenta sul fianco. Mi metto il golf attorno al collo e cerco di ignorarla.
Alle 15.00 i primi effetti collaterali. Non so se a causa di un eccesso di vitamine al quale non sono abituata o per il gelo che mi batteva contro, ma inizio ad avere dolori a tutta la parte destra della schiena e in parte dello stomaco. Mi contorco sulla sedia, cerco un'altra posizione, mi massaggio, ma niente. In motorino smadonno a ogni buca e appena arrivata a casa mi cospargo di artiglio del diavolo + arnica + antiche erbe cinesi per tamponare il male. Mi sento uno straccio.
Passo una notte fra l'ansia da reset dell'iPhone (che era rimasto stuprato a metà causa spegnimento del mac senza batteria) che finisco alle 2h30, l'immancabile zanzara, il caldo africano e i dolori al fianco. Scarico applicazioni per il telefono a pioggia, guardo un episodio di Samantha Who, mando un paio di mail, cerco qualcuno sveglio e finalmente alle 4 mi riaddormento.
Mi è bastata una nottata milanese per annullare gli effetti benefici di 9 giorni di fancazzismo totale. Mi rotolo fino alla metro con la stessa andatura del mio vicino di casa 90enne, zoppo e mezzo rincoglionito e poi eccomi lì, nell'inferno dei 90 gradi e 200 persone.
Credo che l'autista della rossa stesse cercando di entrare nel guinness dei primati con il "viaggio più lungo del mondo". Ha fatto soste di 5-10 minuti in ogni ca**o di fermata da Duomo a Sesto Esseggì. Il mio vagone era infuocato, i sedili talmente caldi che cominciavo a pensare che ci fosse il riscaldamento. Agonizzante leggevo "Le Correzioni" pensando al mio animale guida ("scivola...") fino a quando finalmente le porte si sono aperte per catapultarmi qui, nella solita scrivania grigia vista palazzi e antenne con il dolore al fianco che non demorde.
So che è scontato dirlo, ma quanto si stava meglio al mare...
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